Storia di una foto di gruppo - Famiglia Galiano

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Storia di una foto di gruppo

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Storia di una foto di gruppo


Un giorno dell'anno 1967 giunse una lettera di convocazione da parte dell'ufficio tributi di Francavilla Fontana. La cosa per noi era insolita: dovevamo regolarizzare la nostra posizione, meglio, quella di papà, Pasqualino, con il fisco. Gli anni di riferimento erano il 1965 e 66, anni in cui papà gestiva un impianto di benzina. Per la verità da incoscienti il problema non ce l'eravamo mai posto e la cosa ci preoccupava: eravamo evasori totali! Papà si procurò un certificato di famiglia come unico documento che forse ci poteva aiutare. Ci presentammo allo sportello delle imposte. Il funzionario chiarì che papà doveva mettersi in regola con il fisco, per cui stava già predisponendo la documentazione e cominciava a porre delle domande. Papà lo stoppò esibendogli il certificato di famiglia, dicendo: ”Scusi, può bastare questo?” Il funzionario guardò il documento e spalancò gli occhi: vide un elenco interminabile di nomi, una moglie e dieci figli a carico! Poi aggiunse: "Ma lei è completamente esonerato. Vada pure tranquillo. La pratica è chiusa”.

Uscendo rinfrancati, ci guardammo negli occhi e ci mettemmo a ridere.

Durante il ritorno papà disse che era ormai ora di immortalare in una foto tutto il nucleo familiare. E così accadde. Ci presentammo presso lo studio fotografico Cavour. Nel vederla, i vari familiari ne chiesero una copia. Quel nucleo familiare in altri tempi, per intenderci nel periodo fascista, avrebbe avuto, così dicevano gli anziani, delle agevolazioni. Ed una simile foto di gruppo era stata scattata ed utilizzata intorno agli anni Trenta. Era il nucleo di nonno Peppino, con la moglie Fedela e nove figli.

Ricordo a tal proposito un aneddoto simpatico. Nel 1952 papà incontrò un suo amico il quale vedendo una bella nidiata di figli intorno gli chiese: ”Pascalì, ma quantu fili tieni?” Papà alzò una mano. E lui: ”No n'ce mali!”. Lo stesso amico, intorno al 1966, gli chiese: “Ma Pascalì, si po' sapiri quantu vagnuni tieni moni?” E papà alzò tutt'e due le mani. E lui: “Alla facci mia! E no' basta moni?”

Papà cercò di utilizzare la foto del nostro nucleo numerosissimo in varie circostanze. La portammo tutti insieme al vescovo Alberico Semeraro, a Pasqua, per omaggiarlo e per tenercelo buono buono, dal momento che il suo ragioniere riscuoteva il fitto della casa in cui abitavamo (era un'abitazione vecchia incorporata nel palazzo vescovile): l'aumento paventato di anno in anno, per noi sarebbe stato difficile da digerire; si temeva uno sfratto nel caso di un mancato pagamento o per esigenze della Curia Vescovile.

Avemmo l'idea di mandare anche una copia ad un cugino di mamma, P. Gaetano, un frate dell'ordine dei Minori Conventuali, che allora aveva un alto incarico nel Vaticano, nella speranza di farla pervenire nelle mani del papa e di ottenere oltre alla benedizione qualche eventuale contributo. Papà nel breve tempo in cui fu assunto presso La Montecatini di Brindisi come operaio, tra il 1968 e 1970, percepiva un salario dove gli assegni rappresentavano una parte cospicua.

Lo stato di famiglia, per ultimo, fu utilizzato con esito favorevole, nell'assegnazione di un alloggio popolare a riscatto, nel 1971: l'alto punteggio ci consentì di essere tra i primi in graduatoria. Come vedete, la foto e il certificato di famiglia sono interconnessi: nomi e immagini che si sono affermati nella vita difficile di quei tempi. E' un orgoglio far parte di questa famiglia numerosa. Ma quanti sacrifici, condizionamenti, aspettative, speranze vi erano dietro ad ogni personaggio, in particolare dietro ai due magnifici coniugi e genitori, Pasqualino e Franca! 


Angelo (Lino) Galiano







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