Il pesante martello dell'Ilva - Famiglia Galiano

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Il pesante martello dell'Ilva

Concorsi letterari

Concorso letterario internazionale "Il pozzo e l'arancio"

1° premio assegnato ad Angelo Galiano.



Per il contenuto, il messaggio e la qualità del prodotto letterario, è stato conferito il 1° premio da parte della giuria del Concorso letterario internazionale “Il pozzo e l’arancio” - Oria – 30 settembre 2007.

Giudizio espresso dalla Commissione Giudicatrice: L’espressione semplice e diretta, senza fronzoli e retorica inutili, trasmette provati sentimenti di dolore, di fede e di sofferta rassegnazione, oltre che un ritratto di naturale semplicità di chi, senza colpa, è stato segnato da un avverso destino. L’opera è scandita da un ritmo pacato e musicale nello stesso tempo.

Commento alla poesia “Il pesante martello dell’ILVA”

Il testo poetico di Angelo Galiano tratteggia il rapporto alunno-maestro evidenziandone profili psicologici che lasciano ad entrambi, attori del processo educativo, un segno che rimane oltre il periodo scolastico. I versi poi, scaturiti con immediatezza subito dopo la notizia del prematuro decesso di Andrea, ricordano con sofferta commozione l’ex allievo, il giovane operaio dell’Ilva, una delle morti bianche dell’estate trascorsa.Il poeta avverte nella gente e in se stesso una iniziale rassegnazione a questi lutti inutili, poi reagisce a questa logica perversa denunciando un problema ormai reale e preoccupante: le morti bianche e inutili in seguito a incidenti stradali (e qui ricorda il fratello Michele e il cognato Mario) e sul lavoro che coinvolgono molte famiglie (si ricorderà che il dossier di PeaceLink riportato sotto la voce diossina sul sito Wikipedia, http://it.wikipedia.org/wiki/Diossine, fornisce questi dati: il 90% di diossina emersa dalle ciminiere di tutti gli impianti industriali italiani è presente a Taranto. Il “caso Taranto” rappresenta una emergenza per l’intensità del fenomeno, per la vasta estensione del territorio, per l’alto numero di persone coinvolte). Il componimento poetico invita ad una presa di coscienza sociale e a mobilitarsi per agire ad ogni livello rappresentativo.

Non mancano nei versi riferimenti a persone locali che con la loro bontà d’animo e la disponibilità, favoriscono l’inserimento nel mondo del lavoro, il riscatto da una vita fatta di incertezze e di valori frivoli (il buon mastro Giovanni che mette a disposizione di Andrea la sua officina di fabbro, gli sbandieratori che dedicano buona parte del loro tempo libero per socializzare intorno a progetti che, apprezzati a livello nazionale per la festa della bandiera, valorizzano spezzoni di vita medioevale con l’arte dell’agitar vessilla e il richiamo festoso delle chiarine e dei tamburi.

Nel testo possiamo trovare parole e metafore interessanti condite da un piacevole ritmo musicale. Ne segnaliamo alcune che emergono in maniera più evidente: “…martellavi e saldavi ferro a ferro…, …il tuo martellar coi legnetti la pelle dura del tamburo…, …piombava sul suo capo protetto da un casco inerme un martello-mazzola…”: quasi tutte legate a quell’evento scatenante che stroncava con un “sol colpo”, è il caso di dirlo, l’esperienza terrena del giovane.
E’ una poesia che propone vari spunti di riflessione e stimoli ad agire. 


Oria, 9 giugno 2007
Ad Andrea D'Alessano

Il pesante martello dell'Ilva


Andrea,
mesto il tuo sguardo
io ricordo sempre
sin da quando muovesti
i primi passi del tuo sapere:
quasi mai il sorriso
arcuava le tue labbra
alle gioie della vita
e ai sorrisi dei tuoi compagni.
Mesto il tuo sguardo
dagli occhi grandi e spenti
vedevo fuori dalla scuola
quando da iniziato al lavoro
martellavi e saldavi ferro a ferro
nell’officina del buon mastro Giovanni
che su di te aveva scommesso
fiducioso nel riscatto
da una vita per te avara
forse di premure e di certezze.
Non ti bastava
il tuo martellar coi legnetti
la pelle dura del tamburo
dei giulivi basiliani
per ridestare il sorriso
chè improvviso piombava
da un’impalcatura dell’Ilva
sul tuo capo protetto dal casco inerme
un martello-mazzola
per stroncarti.
Questo ti ha dato la nostra Terra
dopo averti offerto pochi mesi
di lavoro certo in un’azienda
che dà pane e morte.
Ora non patisci più.
Sei al di là delle nostre cose.
Godi sereno l’altra vita, Andrea.
Sei con altri che come te
han lasciato con poche primavere
quest’esperienza terrena.
Là trovi mio fratello Michele
che ci lasciò per un banale
incidente stradale, nel lontano ’78.
Allora piansi, piangemmo e quanto!
E trovi anche il cognato Mario
stroncato dall’amianto
e dai fumi dell’Ilva…
lui che non fumava…
Ora, assuefatto ai lutti inutili,
non ho più lacrime.
Andrea,
nell’animo del tuo maestro d’un tempo
lasci un vuoto ed un rammarico:
ho tentato di farti sorridere allora,
ma non ci sono riuscito.
 

 
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