Recensione di Pierdamiano Mazza - Famiglia Galiano

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Recensione di Pierdamiano Mazza

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Oltre la coperta della zia... c'è la nostra storia


mala tempora currunt scorrazzano e si fondono con la nostalgia del mos maiorum da secoli e – sicuramente – così sarà fin quando qualcuno non soffierà sulla calda lanterna del sole. Chi ha percorso un buon tratto della sua strada (o come direbbe il caro, vecchio parroco: del suo pellegrinaggio terreno) giunge presto al punto di guardare l’oggi masticando l’agrodolce gusto dei ricordi d’infanzia; e magari rivanga ciò che fu con coloriti racconti che il più delle volte l’uditorio – quasi sempre in verde età – accoglie con inconsapevole sufficienza abbozzando un sorriso che cela il viaggio del pensiero verso altri ambiti divertimenti mentre il racconto scorre e sfugge, dileguandosi, assieme al tempo ormai irrimediabilmente andato.

Un buon rimedio a quanto spiegato sopra pare l’abbia trovato Angelo Galiano che – forte di una quarantennale attività di docenza e di un’instancabile operatività di ricerca – ha raccolto nel corso degli anni testimonianze, considerazioni e immagini comparandole con altri documenti. Un massiccio lavoro di ricerca sociologica quello di Galiano che è poi sfociato nell’opera “Oltre la coperta della zia – Oria. Tracce di un vissuto (anni 30-60) in alcune campagne salentine” pubblicato dalle Edizioni Esperidi di Monteroni di Lecce con la prefazione del prof. Ferdinando Spina, sociologo docente presso l’Università del Salento.

Oltre 170 pagine che contengono in modo ordinato e metodologicamente rigoroso i racconti di quelle persone vissute nel trentennio che comprende gli anni – sconvolgenti per l’Italia e per il mondo – in cui culminava il fascismo e, passando per la tragedia della II Guerra mondiale, attraversava il Dopoguerra per concludersi negli anni del Boom economico.

Abitudini e vita in campagna, modi di festeggiare e divertimenti ormai in disuso, filastrocche dialettali e giaculatorie religiose, giochi di un tempo e medicamenti caserecci, storie misteriose e canti tradizionali; un saporito mix di ingredienti ben amalgamato da uno stile fluido e scorrevole (chiaramente frutto della lunga esperienza di insegnamento) che ben assorbe il condimento di un ricco apparato fotografico. Il volume – la cui lettura è facilitata da una comoda ripartizione in sezioni e brevi paragrafi – contiene inoltre un’interessante appendice in cui sono trascritte le partiture dei canti tradizionali citati, operazione di altissima apprezzabilità considerato il fatto che la quasi totalità di tali brani musicali è prossima all’estinzione.

Quello che a prima vista potrebbe essere malamente classificato come farmaco per un punzecchiante nòstos è invece una saggia impresa di recupero culturale che potrebbe essere proseguita con attività didattiche e laboratori operativi; questi ultimi in particolare potrebbero svilupparsi come una sorta di “tridimensionalizzazione” dei contenuti del libro, coinvolgendo giovanissimi e anziani in un utile “passaggio del testimone”.

E sarà bello guardare “oltre la coperta della zia” quello che è stato ritrovandolo magari – come per magia – nella nostra vita di oggi. 


Recensione di Pierdamiano Mazza

Tratta dal sito www.pima.it



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