Semeraro Hermann Marialuisa - Famiglia Galiano

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Semeraro Hermann Marialuisa

Recensioni

Marialuisa Semeraro Herrmann

Ignazio Ciaia
Poeta e martire della rivoluzione napoletana (1799)


Schena Editore, Fasano 1999, pp. 300


      


Recensione

Questa rinnovata edizione del saggio sul poeta fasanese è ripartita in diversi punti salienti riscontrabili nella nota introduttiva dell’editore che è meglio evidenziare:
  1. Alcuni spunti e riflessioni di Giovanni Spadolini
  2. Prefazione di Raffaele Semeraro
  3. Note di Angelo Semeraro sulla ricerca iconografica
  4. Informazioni dell’autrice sulla formazione e sulla politica del Ciaia
  5. La poetica del Ciaia 


1. Alcuni spunti e riflessioni di Giovanni Spadolini
Giovanni Spadolini parlando del Ciaia lo definisce profeta della Repubblica italiana; precisa che le vicende della Rivoluzione napoletana non fanno parte di una piccola storia ma della storia nazionale italiana (Croce), superando così la vecchia concezione riduttiva di storia locale; chiarisce che il Risorgimento comincia con gli echi della Rivoluzione Francese, con le Repubbliche Giacobine e si estende fino alla prima guerra mondiale. L’ultima guerra del Risorgimento (o meglio del secondo Risorgimento) si conclude – ormai è un dato acquisito – con la liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo.  

2. Prefazione di Raffaele Semeraro
Raffaele Semeraro nella prefazione inquadra il periodo storico del Ciaia, la sua formazione culturale di poeta e di politico, la notevole considerazione che di lui avevano Benedetto Croce, Mario Sansone e al contrario, l’incuranza dimostrata dai vari estensori dei testi della letteratura italiana. Raffaele Semeraro suggerisce una chiave di lettura di questo personaggio dalla personalità complessa: Ignazio Ciaia è da considerarsi un poeta, un uomo civile e martire che ha vissuto con intensa partecipazione le vicende del fine sec. XVIII.  

3. Note di Angelo Semeraro sulla ricerca iconografica
Angelo Semeraro evidenzia come in questa edizione la ricerca iconografica risulta più ricca e accurata, rendendo suggestivo il cammino di Ciaia nei luoghi da lui frequentati. 

4. Informazioni dell'autrice sulla formazione e sulla politica del Ciaia
La scrittrice Marialuisa Semeraro Herrmann suddivide il lavoro di indagine sul Ciaia in due parti: nella prima parte analizza il luogo di origine, Fasano, la famiglia, l’infanzia e la prima formazione del poeta, il primo soggiorno napoletano, i rapporti con i giacobini napoletani, la reazione borbonica e la prigionia del Ciaia a Sant’Elmo, la partecipazione di Ciaia al Governo della Repubblica napoletana del 1799. A corredo della vita politica del Ciaia sottopone alla curiosità del lettore testi di Lettere, Leggi e Proclami. 

5. La poetica del Ciaia
Nella seconda parte la scrittrice approfondisce la poetica del Ciaia proponendo i seguenti componimenti, preceduti da una preziosa illustrazione dei contenuti e della metrica: 
    • Canzone Partendo da Napoli per Vienna la signora Celeste Coltellini (una cantante amata dal poeta);
    • Sonetto (epitalamio per le nozze di un’amica o parente);
    • A Maggio (epitalamio per gli sposi D. Gaetano Grassi e D. Francesca Coriolano);
    • Alla luna (ode dedicata all’amata ingrata Coltellini);
    • Versi sciolti A P. D. Emanuele Caputo (dedica al suo maestro che influenzò la sua formazione culturale e spirituale);
    • A Carlo Lauberg (ode in onore di uno dei capi ispiratori della Rivoluzione napoletana);
    • Brindisi (ode ad una bottiglia di moscato di Cipro avuta in dono da un anonimo, nel carcere di Sant’Elmo);
    • Alla Francia (canzone ad una nazione che ispirò i patrioti italiani agli ideali di libertà e uguaglianza);
    • Ode A D. Vincenzo Notarangelo (una composizione mesta e pietosa indirizzata all’amico dal carcere di Sant’Elmo); 
    • È notte alfine (ode scritta nel carcere di Sant’Elmo in cui si leggono speranze di salvezza nell’aiuto della Francia, riflessioni sulla triste situazione politica di allora e sulla sospirata pace e speranza in un mondo migliore);
    • Per la caduta di Mantova (sonetto dopo la capitolazione degli Austriaci lasciando Mantova nelle mani dei Francesi: il poeta nella prigione di Sant’Elmo immagina la libertà di Napoli vicina, anche se la città non è ancora matura);
    • A Timonte (versi all’amico D. Natale: sentimenti sulla vita dolorosa del carcere su cui sovrasta una soave tristezza confortata dalla speranza, una speranza che deriva dall’amore profondo verso la vita e verso il genere umano). 

Entrando nel merito della poetica, il Ciaia, considerato il breve periodo di produzione letteraria a causa della sua breve vita per essere stato “afforcato”,  impiccato, dai Borboni a soli 33 anni (n. Fasano 1766 m. a Napoli 1799) per motivi politici, possiede notevoli potenzialità culturali, alcune delle quali emergono nelle composizioni poetiche. Dimostra di avere non solo una buona conoscenza della metrica; attinge i contenuti dall’’Arcadia, ma supera lo stesso fenomeno letterario con accenti che introducono al preromanticismo. La poetica del Ciaia non è fine a se stessa ma è anche viva partecipazione agli eventi sociali del tempo, è denuncia di soprusi, è anelito alla libertà e alla giustizia sociale, è ribellione al dispotismo dei regnanti e delle leggi che deprimevano le genti dei Meridione e in generale dell’Italia tutta, è invito a svegliarsi dal lungo sonno. Per questo è poesia civile nel senso che è pensiero e azione, idealità e prognatismo, intuizione e sperimentazione.

Tutto ciò il poeta lo sperimenta prima di fare politica attiva come componente prima e presidente poi del Governo repubblicano di Napoli (nei pochi mesi della primavera del 1799, durante la breve pausa del regno borbonico).

Dai confidenti del poeta affiorano sentimenti intensi di umanità che toccano le varie corde dell’animo, la delicatezza del pensiero, la gratitudine per gli amici più intimi, la mestizia e la tristezza per le condizioni sociali del tempo, la constatazione dell’impotenza delle genti di allora per risollevarsi da quelle condizioni umilianti, l’attivismo nella vita futura e nelle nuove generazioni. Tutto sommato è un giovane dalla personalità complessa che vive il suo presente con grande intensità e che offre tutte le sue energie per migliorarlo, lasciandoci non solo la faccia, ma anche la pelle il 29/10/1799, come del resto  altri suoi compatrioti, tra cui Domenico Cirillo, Giorgio Pigliacelli e Mario Pagano (quest’ultimo illuminista lucano ed economista napoletano – da non confondere con l’oritano Mario Matarrelli Pagano che ha scritto una Raccolta di notizie patrie dell’antica città di Oria nella Messapia).

Il poeta fasanese attinge dai suoi maestri e dalla famiglia una solida formazione culturale e una dirittura morale ed etica ineccepibile, sapendo con equilibrio interpretare e vivere quei difficili anni. Per questo motivo rimane un punto di rifermento per i giovani di oggi e anche per quelli di ieri che non lo hanno conosciuto dai libri di storia e di letteratura italiana. Questo è uno dei motivi che mi spingono a segnalare ai lettori questo prezioso saggio.

Grande merito va dato alla dott.ssa Marialuisa Semeraro Herrmann per aver confezionato la seconda edizione del testo con grande competenza nell’uso degli strumenti di indagine scientifica, sicchè al lettore il saggio risulta qualitativamente valido. Ignazio Ciaia lo meritava. 



Settembre 2012

Angelo Galiano



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