Giansanti Anna Pia - Famiglia Galiano

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Giansanti Anna Pia

Recensioni

Anna Pia Giansanti

Facciamo la Santa Monica?
Storia e storie di un rito predittivo tra devozione, arte e magia


Ed. Ventura, Senigallia 2016




 
L’autrice Anna Pia Giansanti è archeologa, docente emerita di storia dell’arte nei licei, conferenziera. Tra le sue più recenti pubblicazioni scientifiche vi è “La Maddalena di Senigallia” – Cronaca di un viaggio da leggenda a realtà – ed. Mediateca delle Marche, Ancona 2011; “Angelica Catalani, la cantatrice dei re” ed. Affinità Elettive (2014) e l’ultima, oggetto di questa recensione, “Facciamo la Santa Monica?”. Lei ha origini tarantine ed è trapiantata a Senigallia per motivi di lavoro. Si è posta una serie di domande, dando seguito a esperienze vissute nella sua giovinezza: era davvero esteso il fenomeno predittivo della Santa Monica oltre i confini della Puglia? Quali erano le procedure? Chi lo faceva? Per quale scopo? Quale interpretazione dare ai segni? In quale momento particolare della giornata veniva svolto? Quali sono stati gli elementi che hanno favorito tale pratica? Ci sono collegamenti tra religione, magia e arte?

Alla stregua di alcuni viaggiatori del ‘700 e ‘800 che, attraversando l’Italia Meridionale, hanno lasciato tracce delle loro riflessioni su alcuni luoghi (vengono alla mente alcuni: Matilde Perrino nel 1787, Giuseppe Francioni Vespoli nel 1828, Janet Ross nel 1888…), la scrittrice ha messo in moto tutte le sue energie e il tempo di due anni coinvolgendo il marito e il figlio; ha contattato studiosi che di questa pratica avevano raccolto testimonianze, ha avvicinato lei stessa molte anziane dei diversi paesetti sperduti dell’Italia Meridionale.

La Giansanti ha ricercato insediamenti degli Agostiniani e congreghe dei Cinturati in diverse regioni (Marche, Umbria, Abruzzo, Basilicata e Puglia). E’ lì, in quei luoghi di culto che vi sono cappelle, tele e statue che ricordano la mamma di S. Agostino, S. Monica, ma pure le tracce della pratica che prende il suo nome.

Nel descrivere tutto ciò che ha visto - non soltanto in veste di turista ma di ricercatrice tenace e scrupolosa -, ha messo in atto tutta la sua magistrale esperienza nel mondo dell’arte e a esplicitarla con un linguaggio scorrevole e nel contempo scientifico (sarebbe interessante come testo di approfondimento per gli studenti degli istituti di istruzione secondaria). Con il suo tatto femminile ha saputo indagare soprattutto fra le donne anziane, riuscendo spesso a far sciogliere la riservatezza di molte, restie di solito nel riferire esperienze su questa pratica frammista di sacro ed esoterico.

Di questa pratica ha riportato vari momenti e modalità, trovando così delle risposte ai vari interrogativi del suo progetto iniziale. Inoltre ha scandagliato anche usanze analoghe delle popolazioni pagane, romane e greche, substrato da cui ha attinto la religione cristiana.

L’apparato iconografico relativo agli edifici sacri e alle immagini della Santa Monica, riscoperti nelle regioni interessate, integra il pur convincente ed esaustivo testo descrittivo.

Il saggio appaga la curiosità del lettore, ma stimola a porsi altre domande, una ad esempio: ci possono essere simili pratiche predittive presso altre religioni?

La scrittrice si è avvalsa di alcune segnalazioni raccolte da ricercatori locali, come accennato sopra. Ha contattato, per Oria, Pierdamiano Mazza e il sottoscritto; il materiale fornito è stato pubblicato in questo saggio e, per comodità del lettore, mi permetto di inserirlo in calce a questa recensione.




15 maggio 2017

Angelo Galiano





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