Mario Desiati - Famiglia Galiano

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Mario Desiati

Recensioni

Mario Desiati

Foto di classe
U uagnon se n'asciot


Editori G. Laterza & Figli

Prima Edizione 2009, Bari





Curriculum
L’autore (1977), originario di Martina Franca, ha pubblicato tre romanzi e una raccolta di poesie. Il suo ultimo libro è Il paese delle spose infelici (Mondadori 2008). Lavora in campo editoriale e vive a Roma. 

Recensione
L'ultimo capitolo suggerisce al lettore una chiave di lettura, un originale raccontarsi di una generazione di ex studenti che va (andava) inserendosi gradualmente e con fatica nel contesto socio - economico del Paese di questo ultimo decennio.

Da un questionario rivolto agli amici/compagni della stessa classe di una scuola superiore di Martina Franca e a un certo numero di emigranti meridionali, emergono dati e riflessioni su esperienze di vita, le più variegate, tanto da suggerire all’autore di classificare questi emigranti in categorie: i chiusi, i fuggiti, i fedeli, gli usati, i mammisti, i soldati, gli arrangiati, i rimasti.  

Le loro storie iniziano e si riconducono nella cittadina tarantina e dintorni; sono dipanate con un linguaggio chiaro, scorrevole, moderno. I personaggi e i luoghi risultano veri e non inventati: inventati invece sono i nomi delle persone nell’intento da parte del giovane scrittore, Mario Desiati, martinese, di non attrarre su di sé gli strali di qualche amico o di qualche signora, grande protettrice del figlio mammista. 

I luoghi, tra cui Martina, ma soprattutto la vicina Taranto, sono davvero al di sotto dell’abitabilità, non dico sociale ma ambientale. Per chi vive in quell’ambiente o per chi ha frequentato Taranto e dintorni, nello specifico il rione Tamburi confinante con il cimitero colorato di S. Brunone, ciò rappresenta un grosso handicap. Il rione e il cimitero sono realmente dipinti nella realtà, vestiti, intrisi di quel pulviscolo color ruggine che non è colore ma è calcite, quarzite. Il fenomeno già era evidente negli anni ’60 con l’impulso dell’Italsider, ora ILVA (uno dei primi poli europei nel settore della siderurgia). 

Questo luogo “suggestivo” ha richiamato in me alcune personali esperienze durante la frequenza presso l’istituto magistrale collocato prima nel centro tarantino e poi nel rione Tamburi: te ne tornavi a casa con i vestiti maleodoranti e con il fazzoletto sporco di ruggine. E tale lo trovai, anzi peggiorato, quando nel 1988, andai nel cimitero per l’esumazione di un mio prozio di Oria (Pasquale Galiano) vissuto per qualche decennio a Taranto e morto nel 1929. Era sepolto in una tomba marmorea a cielo aperto: non riuscii a ripulire del tutto la spessa crosta marrone che copriva l’immagine porcellanata del defunto. 

Il libro, quindi, non solo descrive l’inquinamento ambientale ma lo denuncia, in una forma nuova, surclassando il genere giornalistico o poetico tentato da qualcuno (accennando al fenomeno delle morti bianche o per ai tumori per l’amianto, col verso una fabbrica che dà lavoro e morte). Analizza poi un ventaglio di esperienze dell’emigrante meridionale dell’ultimo decennio. E qui l’autore tenta, riuscendovi egregiamente, di scandagliare nell’animo di questa generazione contemporanea sentimenti, mentalità e atteggiamenti, nuove modalità lavorative emergenti… 

Richiama poi, per ultimo, alla memoria, la arance vere dell’orto di casa del proprio paese, succose e profumate in contrapposizione con le arance finte dell’odierna via XX Settembre di Roma; esse, appena le tocchi, si frantumano in mano così come si dissolvono in questo mondo artefatto oggetti, persone, ambienti, profumi pregnanti del luogo natio. Il lettore percepisce il Meridione come un ambiente che stenta a cambiare, che frena, in quel suo immobilismo stantio, i tanti giovani che vogliono farsi strada e che provano a scappare, promettendo a se stessi di dimenticare tutto, a staccare la vita dal proprio passato: paese, persone e affetti. Anche questo comporta l’emigrazione… 

Altri spunti di riflessione genera questo libro, (oltre a quelle personali che ho avuto ed espresso innanzi) e che coinvolgono noi italiani o meridionali che abbiamo avuto esperienze personali o di familiari, pregresse: con l’emigrazione in America all’inizio del secolo scorso e con il Nord d’Italia dopo gli anni ’50; ma anche, in questi anni coinvolgendo ancora oggi le giovani generazioni in cerca di lavoro al Nord e all’estero. Il fenomeno migratorio… E’ un fenomeno che interessa anche noi europei, ormai abbiamo a che fare con gli emigranti extracomunitari e la presenza dello straniero ci interpella ed esige risposte e comportamenti: da che parte sto? Anch’io come emigrante ho avuto le stesse sensazioni e reazioni dei personaggi del libro? E se io fossi al posto loro? 

Ma quanti parenti che scendono giù, per qualche settimana, fino a qual punto si sentono meridionali o nordisti? Perchè alcuni votano per la Lega Nord di Bossi o la Lega Sud e altri sono contrari a questi estremisti? A che pro lavorare (anche se lo si fa per vivere) per migliorare solo il Nord, a discapito del Sud d’Italia?… 

Le domande e le risposte, che hanno pure del paradosso, non finirebbero. 

Da dove nascono? Dal passato gravido di saccheggi materiali e morali prodotti dai vari regimi e dominazioni che hanno generato un depauperamento del Meridione, da un passato recente (diremmo ieri ed oggi, poiché non ce ne siamo accorti), dettato dalle mafie difficilmente estirpabili, dal momento che lo Stato non era presente e che stenta ad essere presente in maniera costante. 

Di ieri, come di oggi (inteso come passato prossimo) ne piangiamo le conseguenze… Per domani, però, riserviamoci qualche lacrima di riserva, noi e i nostri figli e nipoti… 

Il saggio di Desiati è stimolante poiché aggiorna il lettore sulle risposte e gli atteggiamenti degli emigranti intervistati, sollecita tanti interrogativi. Merita quindi di essere letto. La critica letteraria si è espressa positivamente su questo scrittore emergente. 



Angelo (Lino) Galiano



 
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